I temi al centro del convegno: innovazione tecnologica, sostenibilità ed enoturismo
Verona, 7 aprile 2019 – Anche quest’anno Vinitaly ha ospitato l’intera filiera italiana del vino nel convegno “Parlano i Presidenti: conversazione con le organizzazioni della filiera vitivinicola” che ha visto i vertici istituzionali del settore confrontarsi sulle strategie da adottare per migliorare la competitività del comparto e presentare i temi caldi del settore al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio. Il tavolo di lavoro, primo incontro ufficiale della filiera con il Ministro, si è tenuto al Padiglione Mipaaft ed è stato moderato dalla giornalista RAI Chiara Giallonardo. Presenti: Massimiliano Giansanti – Presidente Confagricoltura; Dino Scanavino – Presidente Cia-Agricoltori Italiani; Ruenza Santandrea – Coordinatrice settore vitivinicolo Alleanza cooperative Agroalimentari; Ernesto Abbona – Presidente Unione Italiana Vini; Sandro Boscaini – Presidente Federvini; Riccardo Ricci Curbastro – Presidente Federdoc; Riccardo Cotarella – Presidente Assoenologi.
Le nuove sfide del vino, l’innovazione tecnologica, la competitività sui mercati internazionali, la sostenibilità e l’enoturismo sono stati alcuni dei temi centrali del convegno, durante il quale è stata ribadita la volontà e la necessità da parte della filiera di continuare a lavorare uniti, in collaborazione con le Istituzioni, per promuovere e dare il proprio contributo nella creazione di contesti normativi efficienti e vicini alle esigenze produttive del comparto.
“Il settore vitivinicolo – ha esordito Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura – sta affrontando due sfide importanti per incrementare la propria competitività: affermare i propri prodotti sui mercati, anche internazionali, e favorire la sostenibilità dei processi produttivi. In entrambi i casi l’innovazione tecnologica è uno strumento strategico, anche per un prodotto di antichissima tradizione come il vino. Il vigneto 4.0 è una realtà radicata in molti territori, ma occorre ancora lavorare per superare molte criticità, sia strutturali sia politiche e culturali. La viticoltura IT non è contro la tradizione o riservata alle “grandi aziende”, ma un’opportunità per rilanciare la competitività di tutto il comparto e per favorire la crescita e l’occupazione dell’agricoltura e del Paese”.
A sottolineare il ruolo del comparto a livello internazionale in termini di politiche agricole comunitarie Dino Scanavino, Presidente Cia, che ha sottolineato come “il vitivinicolo rappresenta uno dei settori che ha meglio utilizzato le risorse della politica agricola comune ed è spesso ‘apripista’ degli accordi internazionali di libero scambio che sono non solo funzionali alle esigenze del Made in Italy, ma anche una straordinaria opportunità da cogliere per le imprese italiane. I mercati stranieri rappresentano la via obbligata di sviluppo e crescita competitiva e i trattati bilaterali sono la dimostrazione che i paesi europei traggono la loro forza nello stare insieme. Per il nostro Paese, ciò è particolarmente vero in quei negoziati dove siamo in condizione di giocare all’attacco, come il CETA tra Ue e Canada ma anche il JEFTA tra Ue e Giappone, accordi che rappresentano un messaggio potente anche contro la preoccupante crescita dei protezionismi e delle politiche di chiusura commerciale”.
Il tema dei prezzi legati alla produzione del vino è stato sollevato da Ruenza Santandrea, coordinatrice Vino dell’Alleanza cooperative Agroalimentari che ha evidenziato come le oscillazioni nei livelli di produzione e la volatilità dei prezzi stiano determinando incertezza per il reddito dei viticoltori. “Come cooperazione – spiega Santandrea – abbiamo pensato a un pacchetto di proposte che richiedono un’azione ordinata e coordinata tra i numerosi attori operanti nel comparto. Tra queste, la riduzione delle rese massime di produzione di uva per ettaro per i vini senza IG con indicazione della varietà e lo stimolare i consorzi di tutela dei vini a DO o IG a una maggiore presa di coscienza rispetto ai meccanismi di governo dell’offerta messi a disposizione della normativa vigente. E’ poi necessario avviare una riflessione su un migliore governo dei superi, dei declassamenti e delle stesse riclassificazioni e su eventuali usi alternativi al vino”.
Ernesto Abbona, Presidente Unione Italiana Vini, ha posto l’accento sui temi della promozione all’estero e dell’enoturismo: “Oltre a ribadire l’importanza di rilanciare il lavoro congiunto con le associazioni dei produttori portato avanti con ICE, che ha generato risultati positivi in USA e Cina, e a mantenere i livelli di investimento di questi ultimi due anni, sperando di vedere presto il nuovo bando dei fondi OCM promozione, vorrei sottolineare come un altro tema centrale per promuovere il vino italiano sia l’enoturismo, una calamita potentissima capace di influenzare la scelta delle destinazioni di viaggio. In questi anni, UIV si è spesa affinché fossero definiti principi e trovate linee guida. Riteniamo – ha continuato il Presidente di UIV – molto significativo che le istituzioni abbiano riconosciuto la bontà e la valenza delle nostre proposte, confluite prima nella legge finanziaria 2018, che ha introdotto una definizione di “attività enoturistica” e alcune semplificazioni fiscali e, recentemente, nel decreto “enoturismo”, firmato dal Ministro Centinaio. È fondamentale che il nostro Paese abbia un piano strategico nazionale sulle politiche del turismo enogastronomico, nonché un contesto normativo armonizzato”.
“Abbiamo investito molto in questi anni nel vigneto, nelle cantine, sul mercato – ha commentato Sandro Boscaini, Presidente Federvini – ed è indubbio che le risorse messe a disposizione dalla UE attraverso l’OCM, sia per gli investimenti e la ristrutturazione sia per la promozione, abbiano rappresentato uno stimolo ed un aiuto importantissimo. Abbiamo, in pochi anni, triplicato il valore globale delle nostre esportazioni, abbiamo sviluppato progetti territoriali importanti che hanno cambiato il corso della viticoltura in alcune aree e abbiamo attratto nuovi investitori, anche stranieri. Proprio per questo non possiamo cullarci sugli allori e dobbiamo, come produttori, fare uno sforzo per concentrare l’attenzione sul valore dei nostri territori, delle produzioni vitivinicole e dei nostri prodotti. Appare necessario avere tutti lo stesso programma e gli stessi obiettivi”.
A mettere al centro del dibattito il tema della sostenibilità il Presidente Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, che ha ricordato come “il cambiamento climatico stia imponendo di riesaminare le logiche che stanno alla base del nostro modo di agire per garantire la qualità del prodotto. La sostenibilità è un driver strategico di sviluppo e parte da una viticoltura “ragionata”. Questa presa di coscienza va di pari passo con la sempre più puntuale richiesta di garanzie da parte del trade e ha fatto sì che nascessero strumenti adeguati. Lo sforzo unificatore di Federdoc ha prodotto Equalitas, un progetto ormai affermato, il cui know how sta fornendo un contributo al tavolo di filiera operativo presso il MPAAFT con l’intento di creare uno standard unico a governance pubblica”.
Infine, sul tema dei prezzi dei vini è intervenuto anche Riccardo Cotarella, Presidente Assoenologi che ha fatto notare come “alla luce della positiva vendemmia 2018 non si comprende come si siano alimentate interpretazioni scorrette da parte dei mercati, che stanno portando a una valutazione dei vini assolutamente inadeguata rispetto ai costi di produzione”. “Ne consegue – ha poi spiegato Cotarella – che i produttori, hanno solo due scelte: uscire da una mortificante economia incrementando la produzione, con ogni comprensibile riflesso sul piano della qualità, oppure chiudere un’attività non più remunerativa. Immettere sul mercato prodotti a prezzi inadeguati, significa alimentare un prodotto squalificato sotto ogni punto di vista. C’è poi da tenere conto del discredito che sta investendo anche i singoli produttori, impegnati da anni a costruire l’affermazione dei nostri vini sui mercati di tutto il mondo. Il successo raggiunto fino ad ora ci obbliga a mantenere e migliorare costantemente lo standard di qualità dei nostri prodotti. E questo non è possibile, puntando sulla politica dei prezzi bassi”.